© Iago Corazza | iago@iago.com | P.IVA 03177341207
Gestisci cookie

Invisible China

Il governo cinese definisce il proprio paese uno “stato multietnico unitario” dove vengono riconosciuti 56 gruppi etnici, o minzù, il principale dei quali è quello han che comprende il 92% della popolazione. A tutti gli altri viene assegnato l’appellativo di “minoranze”, gocce d’acqua in un mare di han, schiacciante maggioranza in ogni regione ad eccezione del Tibet. La posizione politica della Repubblica Popolare Cinese è quindi considerare tutte queste etnie parte della sola grande Zhonghua Minzu, l’ “Etnia Cinese”. Pare invece che si siano create  due “nazioni Cina”, una han e una delle minoranze. L’etnia gĕjiā, ad esempio, non è compresa tra le 56 classificate dal governo, ma difende con orgoglio le proprie tradizioni e i propri costumi. Abitano il Guizhou, le cui montagne circondano 28 milioni di abitanti tra cui possiamo contare miao, buyi, dong, yi, hui, shui, qilao e yao, ed è una delle regioni più verdi, più montuose e più povere della Cina. Nel grande sud della Cina, più precisamente tra le provincie del Guangxi, Guizhou e Hunan si concentrano infatti la maggioranza delle minoranze etniche non riconosciute dal governo cinese. Il paesaggio è splendido e caratterizzato dai terrazzamenti per la coltivazione del riso. Qui si estende a esempio l’area di residenza della popolazione don con le sue case tradizionali, i cortili e i vecchi circoli sociali nei quali gli anziani si ritrovano per giocare a carte o a mah jong. Sembra essere lontani anni luce dal traffico delle moderne cittadine situate a non troppa distanza dal fiume Yulong. Nella regione confinante dello Yunnan due ragazze stanno indossando gli abiti tradizionali tipici di questa etnia. Questa popolazione miao viene chiamata Long Horn proprio per la particolarissima acconciatura con cui le donne sistemano i lunghi capelli intrecciandoli su di un grande pettine a forma di mezza luna assieme a folte ciocche che sono appartenute alle antenate della loro famiglia. E’ incredibile pensare che questa come tante etnie non riconosciute dal governo siano riuscite a conservare una propria lingua autoctona e i tradizionali credo, spesso animisti, in questo meraviglioso caleidoscopio di umanità.

VAI AL CALENDARIO PROIEZIONI E INCONTRI